
I BAMBINI NON SONO IN VENDITA
meglio, non si
possono comprare.
Si dice, e solo,
della mamma
“Ha comprato un
bambino”.
Ogni bambino è
della sua mamma
Se lo ha comprato
senza usare il
sistema economico,
i denari, i soldi,
i titoli.
La mamma lo ha
comprato
per amore, per
forza, per dolore,
per lunga attesa e
infinita sopportazione.
Le mamme comprano
bambini
che allungano
affetti, che
piantano relazioni,
ma nascono stupendi
bambini
da sbagli complessi
e in assenza di amore.
GUAI A CHI COMPRA
BAMBINI:
adulti voraci,
immersi in atroci complessi
e frustrazioni
smaniose.
Guai a chi compra
bambini
servendosi degli
scaffali del supermercato
del negozio di
giocattoli, della pubblicità,
di tutto ciò che è
facile perché non è educato.
Guai ad acquistare
bambini
per fare guerrieri,
schiavi torvi,
piccoli forzieri di
vendetta.
Guai ad acquistare
il lavoro dei bambini
senza pagarlo.
Guai al lavoro
pagato di bambini.
Giù le mani dai
bambini
che ancora devono
giocare
attardandosi sul
ciglio del fosso
dove la rana si
prepara
con il suo sposo
per la notte.
Non si deve levare
il fare creativo
ai bambini per
farli sentire poveri,
deprivati e pronti
a tutto.
Il bambino è pronto
solo a ciò che
serve a crescere,
è pronto ai
linguaggi del segno,
del tatto, del
colore, della scrittura, dei suoni...
I bambini si
rincorrono e già giocano,
si toccano sulla
spalla e hanno già vinto.
Il premio del
gioco, ci insegnano,
è l’aver giocato.
Il premio del
lavoro sofferto dagli adulti
è denaro e
ricchezza accumulate per l’inutile.
Finché segna e
disegna il bambino canta, a volte,
e sta a raccontarsi
la storia del suo disegno
che nasce lì per
lì, quasi per caso,
come i cerchi
nell’acqua offesa dal sasso.
Giù le mani dai
bambini curiosi
che imparano ogni
giorno
e sanno andare
avanti con poco, anche da soli,
se gli adulti sono
distratti o pigri.
Un bambino curioso
osserva un quadro e
una lucertola
con lo stesso
interesse.
Il nostro sistema
ha comprato tanti bambini
perché diventino
subito clienti e massa.
Così i bambini si
annoiano e tanto da ammalarsi.
Vorrebbero sì un
cane,
ma non sanno
curarlo,
vorrebbero bei voti
a scuola,
ma senza far nulla,
solo per la loro
bella faccia.
I bambini clienti
fanno dispetti,
crescono
nell’invidia
(c’è sempre chi ha
più di loro).
Con un pensiero
povero.
Per loro davvero
la linea che unisce
due punti
è sempre una retta.
Dal finestrino del
treno non vedono nulla.
Meglio seduti usare
un ditino
e vedere un altro
mondo
che il padrone ha
preparato.
È un mondo colorato
(c’è un colore di
moda ogni anno)
e gioioso, che
abitua tutti a essere facili,
a essere in
vendita.
Se il denaro è un
dio
cos’altro c’è di
più prezioso da vendere che se stessi?
I bambini
imbrogliati credono subito
che ci sia sempre
un interesse personale
nel fare degli
altri.
Non sanno che
ognuno può offrire
quello che meglio
gli riesce senza ricercare vantaggio.
Chi sa fare ama i
suoi giochi
E sa donarli con
parole semplici e gesti pieni di umiltà.
I bambini infelici
sono chiassosi inutilmente.
Le loro grida non
hanno altro scopo,
vivono quell’unica
realtà di chi ha la voce
e vuole farsi
notare.
La voce è per
cantare, per nominare, per chiamarsi,
per leggere, per
pregare nel silenzio umido
e offuscato di una
chiesa deserta.
Urli e offese
accompagnano certi bambini dalla nascita.
Voci alterate, e
così le parole,
che non sanno più
richiamare nel dialogo
la bellezza della
realtà che circonda tutti.
Nel clima disagiato
quel bambino si sente solo
e con il suo
carattere originale
si nasconde nel
fondo buio di un sacco
perché quel che
vede non gli piace e gli fa paura.
Ma quel suo
compagno si afferma nel disagio
e vive con violenza
il suo intero giorno
per non scomparire.
Come volesse dire:
“Ci sono anch’io,
anche se non so fare
nulla di buono o di
bello”.
Per questo non si
può abbandonare il bambino
ai tanti padroni
che se lo vogliono comprare.
Questa svendita non
si farà, non si deve fare.
I ricchi compratori
saranno invidiosi a vedere
come i bambini
ridendo passano dalla cruna dell’ago,
prima di diventare
vecchi, prima di morire.
Sono nuovi bambini
pieni di grazia.
Con i loro occhi
spalancati sanno guardare
in faccia il sole,
per la prima volta,
sentirsi felici di
cose piccole,
ma così piccole che
non si riesce a scriverle.
Sono bambini
coraggiosi che vivono con impegno,
sono ricchi di
esempi che gli adulti donano,
conservano parole
gentili dentro di loro
e soffrono per
l’ingiustizia.
Sono bambine e
bambini che sanno amare
il libro e la casa,
la palla e l’amico.
Imparano bene che
nessuno è solo
che chi aiuta gli
altri è lui il più fortunato.
I bambini cambiano,
possono,
cambieranno il
mondo da come l’hanno trovato
fino a renderlo più
giusto.
22.05.2014
Roberto Pittarello
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